mercoledì 19 febbraio 2014

RECENSIONE: EUGENIO FINARDI (Fibrillante)

EUGENIO FINARDI Fibrillante (Universal Music, 2014)



Nella bellissima autobiografia Spostare L'orizzonte (consigliata) uscita tre anni fa e scritta a quattro mani con Antonio G.D'Errico ci sono molti passi che anticipano almeno la metà dei testi contenuti nei dieci brani del suo nuovo album Fibrillante tanto da farci capire quanto Finardi sia coerente con se stesso, con i suoi inizi, con la sua storia, anche dopo le tante parentesi aperte sul pianeta musica negli ultimi anni: dalla musica sacra alla classica, fino al bellissimo Anima Blues (speravo nella seconda parte, ma ci sarà tempo), uno dei suoi picchi artistici di sempre, da avere assolutamente. Un esilio autoimposto, una fuga dal personaggio che, a suo dire, si era creato con il tempo, tanto da diventare "una condanna, privilegiata, una sorta di arresti domiciliari di me stesso...dovevo uscire..." dice Finardi.
Fibrillante, titolo dell'album-e della canzone-preso in prestito, suo malgrado, dalla fibrillazione atriale a cui è soggetto a causa di un problema di ipertiroidismo, è un ritorno al cantautore che dava battaglia negli anni settanta, uno dei primissimi esempi di cantautorato rock del nostro paese. L'ingenua voglia di cambiare il mondo dettata dalla gioventù si è trasformata in resistenza che solo distrattamente si potrebbe confondere con la rassegnazione di un uomo che ci ha sempre creduto e combatte ancora o cerca di farlo, in altri modi, anche urlando, cercando qualcuno che lo ascolti come canta in Come Savonarola: "so che ti faccio soffrire con le mie facce scure e la mia negatività/Ma devo solo ritrovare un nuovo modo di lottare per la nostra dignità/E una vita che sia umana più libera e più sana di giustizia e verità". Lotta che continua nella dura Cadere Sognare, con la partecipazione di Manuel Agnelli (Afterhours)-che Finardi proclamò suo erede-, un inno di ribellione alla conformità, agli sporchi giochi, una sorta di "non mi avrete mai come volete voi", un inno alla ribellione in questi anni zero (leggasi: zero uguale a vuoto). Una generazione che sembra aver perso, o perlomeno non aver vinto, ma che continua a sperare, aspettando: "ho bisogno di rispetto, di pace e tranquillità del calore di un affetto e di un po' di serenità di avere un ruolo e un posto nella società e sicurezza nel futuro " canta nell'apertura Aspettando, ma c'è anche chi non prende posizione, non rischia mai (Moderato) e rimane immobile, ingessato mentre tutto scorre e corre intorno a lui. "Muoviti, sbattiti, sbrigati, dai, lavora ancora un po'. Io mi ammazzo di fatica , e tu invece no"
Con un piede nei suoni seventies garantiti da ospiti come Patrizio Fariselli (Area) e Vittorio Cosma (ex PFM) ed uno nel presente assicurato dalla collaborazione con i Perturbazione, Manuel Agnelli e Max Casacci dei Subsonica, produttore e tuttofare, Fibrillante è un disco di una onestà disarmante che a tratti diventa fin troppo schietto e puro, calato perfettamente nel mondo odierno, trattando temi d'attualità anche con durezza, senza scorciatoie e giri di parole, preferendo la descrizione della scarna quotidianità creando quadretti di cronaca quotidiana come nella commovente La Storia Di Franco, disavventure di un padre separato senza più un tetto, costretto a vivere come un'ombra invisibile pur di vedere l'unico amore della sua vita, la figlia: "lei pensa che sono in Africa a combattere la povertà, infatti la combatto ma la mia Africa è qua" . Quanti uomini si ritroveranno in Franco?
O raccontando la forza e la superiorità delle donne  (Lei S'illumina dedicata alla moglie e alla madre), Le Donne Piangono In Macchina, ballata pianistica che conferma Finardi come uno dei più delicati e attenti cantautori dell'universo femminile.
Non tutto è perfetto e la finale Me Ne Vado costruita su un tappeto quasi improvvisato di free prog guidato magistralmente da Patrizio Fariselli vede Finardi recitare un testo di finanza quasi fossero i titoli di un telegiornale con il rischio di cadere nella retorica più spiccia. Una pretenziosa lezione di economia che pare eccessiva in un disco tanto onesto e diretto. Da ascoltare assolutamente.




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4 commenti:

  1. Nella bellissima autobiografia Spostare L'orizzonte (consigliata) uscita tre anni fa e scritta a quattro mani con Antonio G.D'Errico ci sono molti passi che anticipano almeno la metà dei testi contenuti nei dieci brani del suo nuovo album Fibrillante

    Dentro di noi conosciamo la verità anche se continuiamo a fingere di essere candidi. La verità la afferma chi rischia l'onore contrapposto al tradimento e al delitto di chi non è in pace con la sua coscienza. Dovremmo anche dire grazie a chi ci ha liberato dal peso del vuoto e dell'inutilità che avevamo accumulato. All'improvviso un lampo di luce ci rende tutto più chiaro. E ci si illude di potere sfuggire all'inganno consapevole della coscienza che ritorna e ci accusa con la sua verità segreta. Grazie. Quella luce ritorna e ci oscura i pensieri che ci fanno avvertire il peso gravoso della nostra assenza. La ribellione è un atto di uomini e non di cose. La ribellione è silenzio. Il bene è silenzioso. Come è silenzioso il distacco, che ci ossessiona.

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  2. Non capisco se si tratta di una rivendicazione dell' autore Antonio G. D' Errico oppure di una presa di posizione in merito all' aver" scopiazzato" dei passi del libro senza che sia stato avvertito? Mi sembra piu' quest' ultima ipotesi. O sbaglio?

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  3. Dimenticavo se fosse cosi' , nel senso che c'e' stata una forma di plagio in quanto l' autore vero del libro e' Antonio G. D' Errico, alla faccia della coerenza di Eugenio Finardi? Ho trovato questo interessanta articolo del giornalista Matteo Speroni del Corriere della Sera, che da' la paternita' al testo allo scrittore D' Errico.. a voi le conclusioni///

    Eugenio Finardi (foto Bettolini)
    Eugenio Finardi ha fatto e ha visto tantissime cose nella sua vita, che scorrono nell'autobiografia firmata con Antonio Gerardo D'Errico «Spostare l'orizzonte. Come sopravvivere a quarant'anni di vita rock», edito da Rizzoli, in libreria da oggi. Ma, per il cantautore milanese, 58enne, questo gennaio 2011 figurerà nella sua classifica personale tra i mesi più intensi di attività artistiche: mercoledì scorso ha presentato a Milano un dvd con il «live» dedicato al poeta Vladimir Vysotsky; lunedì è stato tra i protagonisti di una serata in ricordo dei festival di «Re nudo» al Parco Lambro; domenica 23 gennaio torna alla Scala (dove si esibì un anno fa), assieme all'ensemble Entr'acte, con la suite «I Cavoli a Merenda» di Carlo Boccadoro su testi di Todaro (ore 16, euro 14); dal 28 gennaio girerà l'Italia con l'«Eugenio Finardi Electric tour», a Milano ai Magazzini Generali il 24 febbraio. Al centro di tutto ciò, il libro in uscita, che testimonia proprio la vastità degli interessi, la curiosità intellettuale di Finardi.

    La biografia, in realtà, è scritta da D'Errico, che ha trascorso molto tempo con il cantautore, a casa sua, durante le trasferte, nei momenti liberi. Con una prosa chiara ed efficace, l'autore narra i suoi incontri e tratteggia il profilo dell'uomo e dell'artista, mentre sullo sfondo scorrono decenni di storia della musica, della politica e della società italiana. «La vera novità che volevamo realizzare, dentro e fuori dalla politica, era l'allegria, la gioia e la rivoluzione, la psichedelia», si confessa Finardi. «Ero in via De Amicis quando hanno scattato la foto a quel ragazzo con la P38. Era il '77: in quell'anno sono comparse l'eroina e le pistole».

    L'anno prima, nel '76, Finardi aveva scritto due tra i suoi più grandi successi, «La radio» e «Musica ribelle». Ma, precisa, «Non ho mai avuto dischi in testa alle classifiche di vendita». Poi, la vita privata, la difficoltà di crescere la figlia Elettra con la sindrome di Down, l'ammirazione per il padre, le amicizie che hanno contato (Alberto Camerini, Demetrio Stratos...), i grandi incontri artistici (Stewart Copeland), fino alle riflessioni spirituali. Per tornare, domenica alla Scala, al punto di partenza, la nascita: «Mia madre, cantante americana arrivata in Italia per lavoro, era a un concerto alla Scala quando sentì le doglie. Non disse niente, avrebbe voluto che nascessi lì. Purtroppo, me la sono presa comoda e sono nato in ospedale, all'alba». Ma la musica ha lasciato il segno.

    Eugenio Finardi. Suite «I cavoli a merenda», Teatro alla Scala, domenica 23 gennaio, ore 16, euro 14. Electric Tour», Magazzini Generali, lunedì 24 febbraio.

    Matteo Speroni
    21 gennaio 2011

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  4. Quindi e' lecito lo sfogo, se cosi' si puo' chiamare, dello scrittore D' Errico, che rivendica almeno un grazie e un possibile incontro, per rimediare al silenzio ossessivo?
    Credo che possa esere un primo e nuovo passo per rilanciare un prossimo lavoro assieme, magari anche di scrivere una canzone assieme oppure approfondire alcuni temi del libro? Questo e' il mio augurio da fans di Eugenio... e rispettoso pero' di un codice comportamentale che si rispetti.

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